La carta vincente per le bomboniere e le partecipazioni delle nozze

La carta fatta a mano, foglio per foglio, ha un fascino particolare: possiede la magia di proiettarci indietro nel tempo. Dalle cartiere amalfitane a quelle di Fabriano, l’Italia è ricca di esempi che affondano le loro radici nei secoli passati

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Nella scelta delle partecipazioni e delle bomboniere di nozze gli sposi non hanno che l’imbarazzo della scelta nel decidere quale impronta dare a partecipazioni e bomboniere. Nel settore carta, in realtà le novità sono abbastanza rare e quindi bisogna fare riferimento alla tradizione.

Intramontabile la Serenissima così come la classica diplomatica: numerose le carte tra cui scegliere per le vostre partecipazioni di nozze

Le carte di Fabriano, per esempio, hanno una consistenza leggermente spugnosa e sono allo stesso tempo molto semplici, ben prestandosi alle vostre partecipazioni di nozze. Un altro tipo di sicuro effetto è il London con un effetto lievemente rigato. La classica diplomatica è sempre molto apprezzata così come la Serenissima e la villa d’Este con effetto sfilacciato ai bordi dalle reminiscenze antiche. Vengono molto utilizzate anche le pergamene vere e proprie che producono degli ottimi contrasti con i vari colori di stampa. Le carte di pura cellulosa hanno un aspetto leggermente goffrato e sono prodotte in diversi colori: dal bordeaux al verde acqua, grigio e terra di Siena. Ultimamente c’è anche la tendenza ad utilizzare la carta lucido, da sovrapporre al normale cartoncino. Ma la carta trova largo impiego anche nelle bomboniere. Si possono infatti confezionare sacchettini ad effetto per i confetti da decorare con nastri di seta o raso. Se la carta è particolarmente morbida può essere arricciata a fazzoletto con diverse nuances: bronzo, oro opaco, verde e arancione o lilla e violetto per gli sposi che osano un po’ di più.

Per chi non ha problemi di portafoglio c’è sempre l’intramontabile carta di Amalfi con alle spalle una tradizione secolare la quale rimane la regina di tutte le carte

La lavorazione della carta a mano, prodotta nella Valle dei Mulini e distribuita, poi, nelle altre città campane, era infatti una delle più floride e antiche attività degli amalfitani. Le prime lavorazioni sono datate intorno al XIII secolo secondo i documenti ufficiali anche se si ritiene che le cartiere siano sorte molto prima. Furono gli arabi ad importare e diffondere in Occidente l’uso e la fabbricazione della carta dopo averla appresa dai cinesi. Grazie agli intensi rapporti con il mondo arabo gli amalfitani scoprirono ben presto quanto la carta fosse utile per le esigenze della vita quotidiana e ne trasferirono la produzione in patria, sfruttando l’energia idraulica del fiume Canneto che nasce dai Monti Lattari. La carta a quei tempi veniva chiamata “Charta Bambagina”, denominazione che deriva, secondo varie ipotesi, dalla città araba di El Mambig, o dal nome greco Bambax che significa cotone. Federico II, nel 1220 ne proibì l’uso ai notai curiali, imponendo l’utilizzo della pergamena perché più duratura. Nella Valle dei Mulini, già alla fine del ’700, si contavano 16 cartiere situate tra agrumeti e cascate d’acqua. Un altro tipo di carta pregiata e molto morbida è quella di riso che si ottiene dalla lavorazione del midollo dell’aralia papirifera (Tetrapanax papyriferus), una specie ampiamente coltivata in tutto il Giappone e a Taiwan.

Meno pregiata della Amalfi ma largamente impiegata nelle partecipazioni di nozze è la pergamena le cui prime tracce risalgono al 3000 a.C in Egitto

Il Papiro si ricavava da una pianta acquatica (Ciperus Papyrus), allora molto diffusa, anche in Palestina e in Sicilia e il cui midollo è composto da pellicole lunghe e sottili che nella preparazione della pergamena venivano sovrapposte in due strati perpendicolari in modo da formarne uno solo continuo e omogeneo. Il reticolo, bagnato, era pressato in modo che le sostanze collanti della pianta facessero aderire i due strati sovrapposti. Dopo l’essicazione, il “foglio” così formato era un valido supporto per la scrittura anche se poco maneggevole.
Attorno al II sec. a.C. le prime tracce di “pergamena” si trovano anche in Asia Minore,  a Pergamo. Veniva preparata con pelle di capra, montone e pecora dalle cui membrane si ricavava una sorta di foglio chiaro, uniforme e resistente che però non si poteva arrotolare a causa della sua rigidità. Il pregio di una determinata carta si riconosce anche dalle sue caratteristiche, in particolare dalla grammatura (il peso espresso in grammi al metro quadro), lo spessore, la flessibilità, la qualità di impurità riscontrabili in superficie come nodini, punti colorati, schegge e macchie di varia