Comunione o separazione dei beni: cosa scegliere per il vostro matrimonio?

Molti sono gli aspetti che bisogna prendere in considerazione quando si decide di compiere il grande passo, alcuni di questi riguardano anche concetti legali di primaria importanza

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Prima di parlare di comunione o separazione dei bene è necessario chiarire chi, secondo la legge, ha diritto a sposarsi.

Ecco cosa dice la legge circa l’unione legale di due persone, ovvero il matrimonio

La regola generale è che può sposarsi solo chi ha raggiunto la maggiore età ed è “capace di intendere e di volere”. Si presume che solo al 18° anno si raggiunga la necessaria maturità psicologica per assumere l’impegno matrimoniale. Se gli sposi non hanno raggiunto la maggiore età, il Tribunale per i minorenni può autorizzare il minore a contrarre matrimonio sempre che abbia compiuto i 16 anni e che ricorrano gravi motivi quali, ad esempio, la gravidanza. La legge richiede inoltre che il minore abbia la necessaria maturità psico-fisica che, in caso di dubbi del pubblico ufficiale preposto alla registrazione delle cosiddette “pubblicazioni”, viene accertata dallo psicologo del Consultorio familiare struttura presso la quale è anche possibile ottenere tutte le informazioni del caso.

Passiamo al concetto di comunione e separazione dei beni: le differenze

Il regime di comunione comporta il fatto che gli acquisti compiuti dai coniugi insieme o separatamente durante il matrimonio, i proventi dell’attività separata dei coniugi, le aziende costituite e gestite dopo il matrimonio, sono tra gli oggetti della comunione. In concreto, al momento dell’eventuale scioglimento della comunione, quindi il matrimonio, ciò che rimane è diviso tra i coniugi. Non costituiscono, al contrario, oggetto della comunione, tra gli altri, i beni di cui il coniuge era proprietario prima del matrimonio o rispetto ai quali godeva di un reale diritto di godimento; i beni acquistati in seguito al matrimonio per effetto di successione o donazione e la pensione attinente alla perdita parziale o totale della capacità lavorativa.

Diversamente, la separazione dei beni si fonda sul principio secondo il quale ciascuno dei coniugi conserva la titolarità esclusiva dei beni acquistati durante il matrimonio. Quindi ciascun coniuge ha il godimento e l’amministrazione dei beni che rimangono di sua proprietà. Si noti che il codice civile dispone che il coniuge che gode dei beni dell’altro (ad esempio conviva nell’appartamento intestato esclusivamente all’altro coniuge) è soggetto a tutti gli obblighi dell’usufruttuario.

È difficile dire quale delle due soluzioni sia la più conveniente. Secondo il parere degli esperti – in questo caso gli avvocati – la comunione dei beni è consigliabile se la moglie non ha un lavoro o se lo lascerà per dedicarsi completamente alla famiglia. Nel caso in cui lui abbia un’impresa è più opportuna la separazione: se per esempio vengono contratti dei debiti, i creditori potranno rifarsi solo sui suoi beni e non su quelli della moglie.